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Sex bomb

La notizia, riportata da diversi quotidiani inglesi e, in Italia, dal sito web repubblica.it, è di quelle che potrebbero sembrare un pesce d'aprile o uno scherzo. Invece il suo tragico contesto ci fa capire che si tratta di pura realtà: la ITC, l’authority che, in Inghilterra, vigila sulle telecomunicazioni, ha ordinato a emittenti televisive e radiofoniche di non trasmettere canzoni e videoclip che abbiano al loro interno un qualsiasi riferimento alla guerra, e questo, si sostiene, per non urtare la sensibilità della popolazione inglese. 

Vi chiederete: ma saranno poi molte le canzoni, già scritte e pubblicate, che parlano di un conflitto iniziato da pochi giorni? Ovviamente no, ma il divieto si riferisce a tutte le canzoni che possano, in qualsiasi modo, ricordare agli inglesi che una guerra è in corso: così la scure si è abbattuta su tutto ciò che contiene le parole "guerra", "arma", "soldato", "bomba", "missile", "esplosione", ma anche "pace" e molto altro ancora, indipendentemente dal contesto.

Addirittura una canzone come la popolare "Sex bomb" di Tom Jones è stata bandita, benché il testo ("Sex bomb, sex bomb, you're my sex bomb...") si riferisca evidentemente a bombe di tipo ben diverso da quelle usate per prendere (o liberare, secondo i punti di vista) Bagdad.

Anche una canzone come "Bandages" degli Hot Hot Heat, che parla si di ferite, ma d'amore, è finita fuori dalle playlist di tutte le radio inglesi.

Possono poi chiudere bottega musicisti e manager della nota band B52, che hanno fatto l'errore di scegliere un nome che appartiene anche ad uno dei bombardieri usati nelle operazioni: fuori dalle playlist tutte le loro canzoni.

Posso capire, e anche condividere, l'invito (ho detto invito, non ordine) del governo americano alle televisioni statunitensi di non trasmettere le immagini degli interrogatori ai prigionieri o dei soldati morti sul campo: mi sembra infatti ovvio non concedere spazio a questa forma di propaganda, ed evitare che accidentalmente un americano accenda la televisione sull'immagine di un congiunto nelle mani dell'esercito di Saddam.

Ben diversa è la censura inglese, che tra l'altro colpisce la musica, una forma di arte e di cultura. Qui l'intento appare chiarissimo, far dimenticare al popolo inglese che una guerra è in corso, ed in particolare è in corso quella guerra che la maggior parte di loro non voleva, ma alla quale il suo governo ha deciso comunque di partecipare .

Forse è proprio per questo che sembra così necessario farla dimenticare, perché si tratta di una guerra impopolare, che può costare cara in termini di consenso politico, soprattutto se le cose, come sembra, vanno per le lunghe o si complicano un po'. Ma consentitemi, la strada scelta per oscurare le menti degli inglesi appare ridicola quanto improbabile.

 

(c)2003 Andrea L. Barbagelata